Son stato oggi in casa di Alighieri,
vedendolo gli feci riverenza,
lo salutai con garbo e in modi meri
e poi gli dissi: “scusi, se ha pazienza,
per me che sono incolto ed ignorante,
mi spiega ma perché la gente pensa
che metro e rima, e sono tanti e tante,
non sono versi pregni di valenza?”
Sorrise e, poi, mi fece avvicinare,
e, allor, mi disse: “o Beppe, senti me,
continua la tua strada, lascia fare,
s’è in metro oppure no, è un’ode se,
quando l’ascolti ti fa emozionare…
ah, non provarci, che non fa per te!”
Ma quasi non ci credo, Padre Dante,
il grande vate illustre, il gran maestro,
con fare schietto e, pure, un po’ arrogante
ha offeso, come nulla l’arte e l’estro!
Tornai a chiamarlo tutta la mattina
e alla sua porta ritornai a bussare
e fino a che, squisita e sopraffina,
la Bice Portinari mi fa entrare.
Ma sulla porta dice: “O Ser Vultaggio,
te tu, qui ‘n casa nun poi proprio entrare…
ma del mio Dante ho, per te, un messaggio
e te lo voglio giusto consegnare!”.
Ho aperto e c’era scritto: «che coraggio:
Somaro torna a casa, va a studiare!»
